martedì 28 luglio 2009

Notizie sulla vita di San Calogero

Molti storici hanno cercato di raccogliere le poche notizie tramandateci riguardo la vita di San Calogero.
Calogero significa bel vecchio, buon vecchio. Questo è il nome dato in genere dai Greci ai monaci e ai solitari quale fu appunto il nostro Santo.
San Calogero è nato molto probabilmente a Calcedonia, l'antica città sul Bosforo nota come sede del concilio del 451. La guida dei genitori e di un dotto sacerdote lo condusse nello studio assiduo delle Sante Scritture. Amò la solitudine, immergendosi nella amorosa meditazione della passione di Gesù.
Appena ventenne abbandonò tutto e si ritirò nel deserto. Favorito dal silenzio solenne della natura, gli era facile immergersi nell'infinito. Dio lo formava alla santità e all'apostolato, fino a che lo richiamò in mezzo agli uomini. Lo troviamo dopo un po' di anni, in viaggio verso l'Italia coi due suoi compagni Gregorio e Demetrio. Roma, centro e capitale del cristianesimo, fu la sua meta. Al Papa espose il tenore della Sua vita da Lui ebbe l'abito monacale e la missione di evangelizzare la Sicilia.
S'imbarco verso la Sicilia senza potervi giungere. La prima tappa fu Lipari, una delle isole Eolie, dove fu costretto a fermarsi per difficoltà di viaggio. Lì iniziò il lavoro con la fede ed il fervore dell'apostolo, la Sua parola fu bene accoltà, formò una fervorosa comunità cristiana con chiese e sacerdoti.
Dopo alcuni anni affidò la cura del nuovo gregge ai suoi discepoli e con i due compagni, Gregorio e Demetrio, riprese il viaggio verso la Sicilia. Approdò nel porto di Lilibeo (l'odierna Marsala), allora profondamente pagana nelle idee e nei costumi, dove fu perseguitato insieme ai suoi compagni che incontrarono un crudelissimo martirio mentre Calogero si salvò miracolosamente dirigendosi ad oriente lungo il litorale. Giunse a Sciacca che fu il centro d'irradiazione, da qui partiva il Santo per portare ovunque la Sua opera di evangelizzatore e qui tornava in cerca di riposo e di quiete.
Non è facile seguirlo nei suoi viaggi per l'isola ma moltissime città e paesi conservano con amore i segni del suo passaggio, basta ricordare Agrigento, Palermo, Catania, Siracusa e Naro, la Fulgentissima città, antica e ricca di storia che ebbe un posto di privilegio fra le città visitate dal Santo, qui infatti si stabilì in una grotta fuori dell'abitato, quella che ancora oggi è oggetto di venerazione e dove sorge il Santuario a Lui dedicato. Fu quella la grotta testimone delle sue preghiere, veglie e austerità. Dormiva sulla nuda terra, si dissetava in una fonte vicina e si nutriva del poco pane che la carità gli concedeva.
San Calogero fu apostolo e taumaturgo, autore di numerosi prodigi: risanava gli infermi, dava la vista ai ciechi, l'udito ai sordi e, soprattutto, aveva il potere di scacciare dalle anime gli spiriti infernali. Di Lui il monaco Sergio scrisse "lo splendore dei Suoi miracoli è fulgido come il sole; la Sua fama è sparsa in tutto il mondo e contina a splendere perchè nel Suo tempio si perpetua la fonte delle guarigioni".
Ormai vecchio Calogero si ritirò sul monte Kronio per prepararsi all'incontro con Dio e non potendosi recare nell'abitato per ottenere l'elemosina del pane Dio, buono e paterno, provvide miracolosamente, gl'inviò una cerva che lo nutriva con il suo latte. Fu per Lui un'amica e uno svago innocente, la chiamava per nome ed ella si accovacciava ai Suoi piedi, si allontanava solo per procurarsi il necessario pascolo. Un giorno però, un cacciatore armato di arco e frecce, di nome Sierio, istintivamente scoccò una freccia e colpì la cerva che ferita gravemente corse a rifugiarsi verso il vecchio Santo. Il cacciatore che inseguiva la cerva la raggiunse ai piedi del Santo di cui conosceva la fama. Lo vide afflitto mentre accarezzava la povera cerva e gli si gettò dinanzi piangendo e chiedendo perdono per il grave dispiacere involontariamente arrecatogli. San Calogero lo rassicurò amorevolmente lo perdonò e lo esortò ad una vita migliore. Il cacciatore divenne il compagno fedele dei Suoi ultimi giorni, provvedendo al necessario. Un mattino, il pio Sierio, lo trovò morto ai piedi dell'altare che si era costruito nella caverna. La morte lo aveva sorpreso, mentre pregava in ginocchio.
La tradizione ha tramandato come data della Sua morte il 18 giugno del 561, all'età presunta di 95 anni. Fu seppellito nella grotta del Kronio assieme ai suoi due compagni martiri Gregorio e Demetrio là portati dallo stesso Calogero.
Il sepolcro fu custodito fino al IX secolo, cioè fino a quando per impedire la profanazione dei Saraceni che dall'anno 827 avevano invaso la Sicilia, le spoglie furono trasferite nel monastero di Frazzanò in provincia di Messina per nasconderle in un luogo sicuro.

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